SCUSI MAZZOLA, CHI ERA GIANNI BRERA?
"Un
grande uomo. Ho conosciuto Giovanni soltanto quando ho smesso di
fare il calciatore, alla televisione. E' curioso no ? Ma quando
giocavo io, non era tanto avvicinabile. Ne avevamo timore e rispetto
assieme. Dei grandi giornalisti che contavano negli anni '60, lui
era quello che faceva più paura".
IN CHE SENSO?
"Era il suo modo di scrivere. Ricordo, proprio dopo un derby andato
male, che aprii il giornale col terrore che mi avesse preso per il
sedere. Era quello il rischio: con quella maniera di raccontare
bastavano due paroline giuste ed eri fritto".
E VOI INGOIAVATE IL ROSPO?
"Quasi sempre. Ricordo una
volta Domenghini, uno dei favoriti di Brera, disputo' una brutta partita. Lunedî eccoci all'areoporto, si
parte per una trasferta di Coppa. C'è anche Brera che sul giornale aveva
scritto malissimo di Domenghini. E noi ad aizzare Domingo:"Hai visto
cosa ha detto di te? Altro che figlio di Brera. Ti ha stroncato.
Dovresti andare lî e dirgliene quattro". E lui, arrabiatissimo:"Sî,
adesso vado lî e ci penso io". Lui si presenta davanti a Brera ma lo
guarda e tace. E noi "Vai Domingo". E lui balbetta:"Lei...Lei...è una
penna maledetta". Non gli esce altro. Brera lo guarda con compassione e
fa:"Ma tasi, pirla". Fine della ribellione".